Il regolamento, così come votato dalla commissione INTA, potrebbe ancora consentire ai minerali dei conflitti di essere presenti nei prodotti elettronici venduti in Europa. Il voto in sessione plenaria di Maggio deve perfezionare quest’aspetto, è quanto afferma Mons. Ambongo dalla Repubblica democratica del Congo.
Tra il 18 e il 21 maggio 2015 (la data esatta del voto è ancora da confermare), il Parlamento europeo voterà in seduta plenaria il regolamento relativo all’approvvigionamento responsabile dei minerali (il cosiddetto regolamento sui “minerali dei conflitti “).
Questa sarà un’occasione cruciale per migliorare il debole progetto di legge votato il 14 aprile dagli eurodeputati della Commissione per il Commercio Internazionale (INTA), perché non sarà sufficiente a fermare la sofferenza e la violenza legate all’estrazione di risorse naturali in molti Paesi in conflitto. Contrariamente alla volontà di tanti cittadini che hanno aderito a questa campagna, il regolamento ora proposto dalla Commissione INTA non impedirà che le risorse naturali estratte attraverso pratiche abusive possano entrare nei computer portatili, telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici venduti da aziende europee e utilizzati dai cittadini europei.
“Il regolamento, nella versione votata dalla commissione INTA, non cambierà le cose nel mio Paese perché si applica solo a 20 fonderie europee mentre ce ne sono 320 in tutto il mondo. Come tutti sanno, la maggior parte dei minerali in questione passa attraverso il Sud-Est asiatico, dove essi vengono lavorati prima di essere importati nell’UE. Affinché il regolamento possa essere efficace, l’Unione europea dovrebbe esigere che le imprese che immettono minerali nel mercato europeo, sia in forma grezza o come parte di prodotti, siano tenute per legge ad approvvigionarsi in modo responsabile.“, ha affermato il Vescovo congolese Fridolin Ambongo, Presidente della Commissione Episcopale per le Risorse Naturali, uno dei firmatari della dichiarazione dei Vescovi. Le dichiarazioni di Mons. Ambongo provengono da Berlino, dove è stato invitato dal Parlamento Tedesco per dare una testimonianza diretta sul tema dell’estrazione dei minerali nel suo Paese. In questo video riassume le sue richieste per una migliore legislazione.
140 vescovi della Chiesa Cattolica provenienti da 38 paesi di 5 continenti hanno firmato una dichiarazione,coordinata da CIDSE – un’alleanza internazionale di agenzie di sviluppo Cattoliche, che è stata rilasciata in Ottobre 2014 e che ha continuato a ottenere il sostegno tra i Vescovi in Europa e nel mondo.
La dichiarazione chiede un regolamento inclusivo e vincolante in grado di spezzare il legame tra sfruttamento delle risorse naturali e conflitti. Il disegno di legge votato dalla commissione INTA viene meno alle richieste dei Vescovi della Chiesa su due questioni fondamentali: 1. I Vescovi hanno chiesto un “sistema di dovuta diligenza obbligatorio” insieme a “responsabilità condivise da parte delle imprese lungo l’intera filiera produttiva” in modo da garantire il rispetto dei diritti umani.
La commissione INTA propone un sistema principalmente volontario, limitando il requisito obbligatorio esclusivamente a un piccolo numero d’imprese.2. I Vescovi hanno chiesto “coerenza nella gamma di risorse naturali coperte” dal regolamento così da includere tutte le risorse naturali che alimentano violazioni dei diritti umani. La commissione INTA ha accettato di includere solo stagno, tantalio, tungsteno e oro. Mons. Ambongo ha sottolineato come il voto della sessione plenaria del Parlamento europeo “dovrebbe essere l’occasione per riflettere la coscienza del popolo Europeo e dare garanzie alle persone che si trovano alle due estremità delle odierne catene produttive globali”.
Focsiv con CIDSE hanno anche criticato l’attuale proposta di legge sui minerali dei conflitti in una dichiarazione congiunta della società civile. La proposta di regolamento verrà ora sottoposta alla plenaria del Parlamento europeo a Maggio (dal 18 al 21 maggio). In vista del voto in plenaria, FOCSIV insieme a CIDSE e altre organizzazioni stanno prendendo contatto con gli europarlamentari affinché la voce dei cittadini e dei vescovi sia presa in considerazione.